di Ferdinando Palladino.

Ci troviamo davanti ad una opera di poesia pura, dai toni classici e allo stesso tempo narrativi. Una prosa ricca di parole emozionanti, capace di trasportare il lettore in un giardino fatto di rose e le cui spine sono anch’esse fonte di straordinaria bellezza.

Trama:
“L’amore s’origina negli uomini in modi diversi fra loro. Tutte le sue forme sono il risultato di ciò che ogni uomo si porta dentro, ogni desiderio ed ogni mancanza plasmano il loro modo d’amare e lo rendono diverso, lo rendono speciale. L’amore è un desiderio, un desiderio che come ogni altro nasce dalle mancanze che vivide sbocciano dentro di noi. Cosi sulla base di queste mancanze edifichiamo e costruiamo la nostra personalità e con essa il nostro modo di amare che, in qualche modo, identifica e dice di noi molte, forse troppe cose, che apparentemente celiamo anche a noi stessi. Ventiquattro Rose cerca di esporre ventiquattro modi di amare e con essi le mancanze da cui si originano, ma cerca di farlo con un linguaggio che è quasi poetico, essenziale. Non si tratta di un saggio, ma non si tratta nemmeno di un romanzo, proverà ad essere qualcosa di nuovo ma, che richiama all’antico. Quindi i protagonisti del libro sono tutti i lettori e gli uomini della terra, tutti gli amanti del mondo, con le loro mancanze, e i desideri che li spingono a cercare, a donare, a prendere, a rinchiudersi in sé stessi, a tradire, a combattere.”

Allora, eccoci all’entrata di questo giardino dove iniziano ad essere svelati i primi segreti. In questa prima parte sembra quasi che l’autore stia innalzando il valore dell’amore, lodandolo per quello che è e quello che appare.

Mi ha tanto colpita questa frase e volevo condividerla con voi.

Morte attende colui che punto da una spina, lasci cader pur solo una rosa, o la disprezzi e la getti via.

Mentre ci addentriamo nei meandri della lettura conosciamo ogni rosa, che rappresenta una tipologia di amore diverso dal precedente. La quarta rosa è un amore che vuole possessione e catene, la settima rappresenta l’amore di una madre per un figlio, la ventiquattresima è l’insieme di tutti gli amori uniti come se finalmente avessero trovato la forza di appartenersi.

Allora, non temete, o uomini, ciò che siete. Non temete ciò che non può ferirvi, a meno che voi stessi non siate così stolti da desiderarlo, non temete il vostro più caro compagno, la vostra compagnia eterna, smettetela di tremar innanzi al dolore, innanzi al vostro ritratto sfigurato dalle sue ferite: questo voi siete, carne che marcisce, spirito che soffre, mente che pensa.

Dal punto di vista stilistico, non è necessario dir null’altro oltre che l’autore è dotato di una proprietà di linguaggio notevole. A volte, ho trovato dei periodo eccessivamente lunghi, ma nel complesso le frasi sono costruite in maniera piacevole. La lettura è scorrevole, in alcuni momenti risulta un po’ più pesante, ma proprio per questo a tratti sprofonda nel poetico. Una costruzione a dir poco magica che spinge il lettore a sentirsi al centro di questo giardino, con le ventiquattro rose che lo spingono a scegliere tra quelle che più lo rappresenta.

Si evince una forte sensibilità dell’autore, una capacità di osservazione che è tutto fuorché distratta. Si nota come egli abbia posto attenzione al mondo circostante per scrivere questo libro, il quale è ben riuscito.

Grazie all’ autore per avermi fornito una copia in digitale e di avermi dato l’opportunità di entrare in questo giardino ignorando le sfaccettature dell’amore e di esserne uscita con il cuore pieno di nuove convinzioni.

Vi lascio qui, il solito link di Affiliazione in caso vi andasse di acquistarlo su Amazon!